lunedì 5 agosto 2013

L'anima al microscopio

Sono tornata ormai da dieci giorni e mi rendo conto di quanto possa essere brutto chiudere questo blog con un post come l'ultimo che ho scritto; di una malinconia incurabile, una cascata inarrestabile di immagini vivide di questo mio ultimo anno di vita, che guardacaso coincide con il mio Erasmus.

Scrivere questo post appena tornata avrebbe significato fare una copia dell'ultimo scritto, dal carattere tragico, avendo nelle narici ancora l'aria di Berlino.
Scriverlo tra una settimana avrebbe significato scrivere di un fatto capitato troppo tempo addietro per poterne assaporare ancora il profumo dell'esperienza vissuta.

E' dura essere consapevole di star scrivendo l'ultimo post di questo blog, e chiudendolo, chiudere una delle ultimissime porte del mio Erasmus. Chiuderle come si chiudono le porte di un baule del tesoro prezioso, con mille serrature, dopo aver assicurato il contenuto ed essersi beati dello splendore là dentro con un ultimo sguardo, ed un sospiro. Quel sospiro delle persone anziane, che hanno visto tanta bellezza passare durante la vita, un sospiro che i bambini non conoscono.


Come ho già detto, guardare indietro con sguardo malinconico è giusto, ma stupido.. 
Ma in questo momento faccio lo sgambetto al giusto, e vorrei che la sensazione di dover tornare a Berlino in pochi giorni che non mi abbandona se ne andasse con una lacrima che non arriva mai. 

Tornare, abbandonare, andare e arrivare; una climax meravigliosa di movimenti che lasciano la scia della nostra persona sui sentieri percorsi.

Quello che ho scritto non ha molto senso, ma prendetene solo l'essenza e non provate a capirla, un viaggio è da vivere e purtroppo per quanto ci si possa sforzare, non da raccontare. Grazie a chiunque abbia letto questo post da quel fatidico 19 settembre. Grazie a chi mi ha seguita e supportata, e grazie sopratutto a chi ha condiviso anche solo un briciolo di Erasmus con me. Vorrei fare una lunga lista di persone.. Ma detesterei dimenticare qualcuno. E grazie a te, Berlino <3

Quindi semplicemente e di cuore:
GRAZIE!

sento comunque che non sarà l'ultimo post.. 
Come ogni migliore avventura conclusa, ce ne sono mille altre concatenate che si sviluppano..

 http://vimeo.com/31916136

<3



martedì 16 luglio 2013

Burgeramt Lankwitz, Berlin, 16.07.13, 12:30

Ragazzi miei... Ci rivedremo mai?
Anche se fosse non sarà mai più la stessa cosa... Come spiegarlo a chi non l'ha vissuto? 

Niente più 181, 187, S25 o U6. Niente più io e Fede siamo sulla stessa linea di un autobus.
Niente più Halbauer Weg, niente più Hausmeister, e i trapani dei lavori in cantina al venerdì mattina. Niente più Frau Morhardt, niente più cene in cucina, niente più frigo che puzza, il corridoio interminabile, essere arrivata a riconoscere chi di voi era in cucina dal rumore dei vostri passi, dal vostro modo di muovere le cose. Niente più Alberto che sbatte la porta che se ci fosse Mosconi la chiuderebbe con più calma.
Niente più spiegare a chi non abita ad Halbauer Weg perchè dobbiamo andarcene alle 23.30 che domani dobbiamo studiare, niente più sapere memoria chi lascia la cucina sporca, niente più chiudi la finestra che ad Javi ad ottobre hanno portato via tutto, niente più chi accidenti sta cucinando un cadavere in cucina? Niente più Sara a barricarsi in camera con le candele profumate accese.
Niente più l'insgamabile momento in cui manca internet e ci troviamo tutti in cucina a fare non si sa bene cosa.
Niente più Ramadan a sorpresa, niente più lezioni di storia politica internazionale prima di cena, niente più mi presti la scopa che quella in cucina l'hanno rubata, niente più chiudete quella cavolo di porta, che ormai quello che ruba pizze e birra è parte della famiglia. Niente più ragazzi, ho fatto la cheesecake, niente più non posso far da mangiare perchè il tipo delle pulizie sta dando lo straccio cantando i Red Hot Chili Peppers. Niente più che schifo sto forno, già a settembre faceva schifo ma nessuno l'ha mai pulito. Niente più Adri che bussa e chiede di diritto il pisolino sul mio letto che al pomeriggio è esposto al sole, niente più disturbare gente a caso e hai lasciato il bagno chiuso a chiave, tonto. Niente più ok, belli i club di Berlino, guardiamo un film da Maria stasera? Niente più uscire dai club alle otto ed essere a letto alle nove quando va bene.
E c'era gusto nel dirlo. Noi siamo quelli che abitano lontano, quelli che hanno scelto la vita difficile. Quelli che abitano "nei pressi di Berlino".
Niente più andiamo da Penny che con 25 euro ci mangio due settimane. 
Niente più Lankwitz o Alt-Mariendorf?

E alla fine, chissenefrega della birra a 1.50 euro, Kreuzberg o Prenzlauer Berg; la mia Berlino, il mio centro, il mio cuore che batte continuerà a pulsare dove la mia Berlino mentale ha avuto modo di costruirsi giorno per giorno.
Chissenefrega di Mustafà, del Kater Holzig, di Goerlitzer Park, del Berghein, della Humboldt o della Freie: tutto questo non sarebbe altro che un grosso e colorato pezzo di una città in movimento senza il vostro soffio vitale che farà danzare i miei ricordi come una fiammella accesa.

Senza di voi nulla di tutto ciò avrebbe avuto senso; tra nove numeri non abiterò nemmeno più formalmente qui. 
Ma non tradurrò nulla di tutto ciò, già è troppo doloroso scriverlo in italiano.
Senza di voi Berlino non esiste.
La Berlino più bella è la Berlino che abbiamo diviso come fratelli e che ci siamo mangiati, fetta dopo fetta, e che ora non verrà mai digerita, piuttosto brillerà per sempre nei nostri stomaci. 
E saremo per sempre capaci di riconoscerci, anche a distanza...

Qui albeggia. dovrei finire di fare la valigia.

mercoledì 10 luglio 2013

Shed my skin

Oggi ho fatto il mio ultimo esame qui alla Freie.

La professoressa avrà di che ridere almeno per un po' di tempo con il mio compito.
All'inizio dell'esame ha aperto il mio dizionario per controllare che non avessi bigliettini ed ha trovato solo un cuore disegnato a penna nera su foglio bianco. Irene, l'anno scorso, probabilmente a Zattere.
Ha sorriso. Non sa quante risate invece si farà a leggere tutto il mio esame.

Ma questo non era il punto, il motivo per cui ho aperto la pagina di scrittura sul blog. 

Vorrei sempre essere evitare di essere fatalista... Ma uscita dall'aula, salutati i compagni, recuperato due Schein, e pagato l'ultimo affitto dello studentato ho comprato un crostino da Back Factory a Rathaus Steglitz e mi sono fermata dalla fontana a mangiarlo. Un solo crostino. 

Un pensiero si è avvicinato piano piano, lasciando il mio sguardo sospeso nel vuoto, a mezz'aria; mancano solo 7 giorni alla partenza.

Ed ora mi rendo conto come quelle canzoni che tanto mi avevano incoraggiata alla partenza ora sono le stesse che mi consolano al ritorno. Come ho già detto, i punti di riferimento ora sono in subbuglio: casa e destinazione ora non sono ben definiti, e oriento le parole della canzone che sto ascoltando nella direzione che sto seguendo ora, che non saprei bene dire se è verso casa, un ritorno, un andata, un passaggio. 

Stasera ultima cena tutti insieme, e momenti malinconici nel guardare le foto da settembre con quelli che sono stati la mia famiglia da settembre. Dopodomani Sara parte. E Federica è partita lunedì. Ero totalmente anestetizzata da pensieri che in quel momento mi hanno impedito di lasciarmi andare a scene melodrammatiche.
Ora tante cose mi ronzano per la testa, come non sapere come ringraziare queste persone. 

Lettere? Regali? Tutto mi sembra così banale..
Come fare a ripagare persone così per aver ricevuto da loro una ricchezza tale?





sabato 6 luglio 2013

Un po' lo soffro lo stress.

Sono la studentessa Erasmus meno modello del mondo:
vado alle feste solo quando ne ho voglia, studio di domenica, faccio davvero esami.
Suona tutto così strano?
Io sorrido sorniona, perchè anche se sembra che nulla mai mi tocchi quando sorrido non chiudo certo gli occhi!


venerdì 5 luglio 2013

Moti apparenti e ritorni reali

Il punto d'arrivo ed il punto di ritorno non esistono più dopo Berlino.

Sento qualcosa che prude sotto la suola delle scarpe, mi fa ballare, brucia le palme dei piedi.
Il suolo è la mia carne e la pelle che mi ricopre è la polvere del mondo; in movimento, qualcosa che balla al vento. Che arriva dappertutto, che arde, che brucia il bianco degli occhi.
Ogni passo non è un passo ma il dondolarsi della terra con me.
Un cullarsi insieme, uno splendido twist come quando camminando nel bagnasciuga al mare sai che dal pelo dell'acqua in giù tecnicamente sei già mare; i centimetri di te che immergi non ti appartengono, sono sposati all'acqua e dall'acqua appassionatamente avvolti. 
Sei mare e danzi con lui: hai illusione di decidere i tuoi spostamenti, ma è lui che conduce. 
Così è la mia pelle, la polvere, la carne e le mie radici che raggiungono il centro della terra. Radici abbastanza lunghe ormai per girarla tutta senza che si stacchino mai. 
Devo muovermi e spostarmi, queste radici mi accompagnano nelle stagioni che verranno in un moto apparente di cui non sono padrona!

La mia casa è la tua casa.
Dov'è la mia casa?
Ragazzi, non avreste saputo farmi una domanda più difficile.

giovedì 27 giugno 2013

Il primo volo è il salto più bastardo ma si deve fare

L'Erasmus ti da l'illusione che tutta la vita possa essere così.
Se non si distingue l'Erasmus dalla vita si rimane succubi di un continuo rincorrere il progetto internazionale alla ricerca di renderlo realtà, vita quotidiana.
Una volta finito l'Erasmus il capitolo, per quanto bello, si conclude ed è inutile cedere alla nostalgia, tanto più patetico cercare, cadendo nell'ovvio fallimento, tutti gli aspetti dell'Erasmus nella vita a casa. E' ovvio anche il perchè: ci si ha convissuto per un anno, ed è difficile staccarsene.
La vita è vita, l'Erasmus è un progetto universitario.
La vita non è un Erasmus. Ed immagino che tornare alla vita di prima vorrà dire riconoscere i propri limiti, quei limiti che l'Erasmus fa sperare di non avere, accrescendo il coraggio e lo slancio nelle persone.
Non sto dicendo che l'Erasmus dia illusioni assolute, credo solo che l'Erasmus dia un generoso slancio per buttarsi nel futuro e nelle sue sfide: ma è stupido continuare a cercare nel futuro tutte le caratteristiche della vita dello studente Erasmus. E' stupido cercare nel mondo il torpore ed il benessere del grembo materno. E' stupido non approfittare di quello slancio e invece di tuffarsi nel mondo con quel coraggio, cercare di tornare indietro, alla ricerca di qualcosa che ci ha spinti a vedere più in là del nostro naso ma che ora non c'è più.
La vita ha degli ostacoli che gonfiano le paure fino a dimenticare qual'era l'obbiettivo all'inizio. E l'Erasmus non deve essere un continuo ricorrere a quei 10 mesi per tutto il resto della nostra vita, ma la forza in più nel saltare quegli ostacoli.
L'Erasmus ha solo un difetto, infatti.
L'Erasmus prima o poi deve finire.

- una Rita molto malinconica, Bondeno, 27 maggio